Francesco P. Grilli ha coltivato tutti i generi della pittura, dal paesaggio alla figura alla natura morta. Particolarmente nelle nature morte riusciva ad essere moderno ed essenziale pur nella sostanziale aderenza al dato reale. Questa natura morta, realizzata nella piena maturità dell’artista, che si era formato nel clima del “ritorno all’ordine”, si differenzia però dalle altre perché non soltanto riesce a tradurre sulla tela in maniera quasi iperrealista un pezzo di pane “a pagnotta”, una tovaglia bianca e una bottiglia  riempita a metà di vino rosso, quanto perché ci fa partecipare del senso di dignità di un pasto povero e del suo alto significato simbolico: la comunione sotto la “specie” del pane e del vino. Qui siamo infatti al di fuori della composizione decorativa di tante nature morte. La scelta dei pochi elementi che la compongono, la loro collocazione e la loro definizione pittorica ci dicono che l’artista non ha voluto solo “rappresentare” oggetti nella loro materialità, ma evocare anche il mistero della vita. Dal punto di vista della struttura, Grilli ha articolato lo spazio in maniera che il maggior risalto fosse dato al pane e alla tovaglia bianca sul tavolo, illuminati da una fonte luminosa che arriva dalla sinistra dell’osservatore.  La bottiglia di vino, sulla destra, quasi si confonde con il fondo scuro, ma viene evidenziata grazie ad alcuni riflessi di luce. La profondità della scena è stata realizzata dall’artista collocando leggermente di sbieco il tavolo e con un gioco di ombre. La bottiglia all’angolo bilancia con un dinamico elemento verticale la sostanziale staticità della scena. (G. Cris.)