E’ del settembre 1980 l’istituzione a Foggia di una Galleria
Provinciale d’Arte Moderna in due angusti e poco funzionali locali
al piano terra di Palazzo Dogana. L’attività della Galleria, il
cui scopo doveva essere quello di far conoscere le opere dei
protagonisti dell’arte contemporanea, assicurando anche servizi
per la ricerca, la didattica e l’informazione, proseguì per alcuni
anni, tra molte polemiche, alternando mostre di rilievo a
iniziative di scarso spessore culturale. A metà degli anni Ottanta
si dibatteva ancora sul ruolo che la Galleria dovesse assumere nel
contesto cittadino, sulla necessità di una regolamentazione delle
scelte espositive, sull’ampliamento e adeguamento degli spazi e
sulla tipologia di gestione.
L’utilizzazione dei locali
per altre funzioni istituzionali da parte della Provincia poco a
poco fece dimenticare la
Galleria. Il problema si
ripropose a partire dalla
metà
degli anni Novanta, |

durante l’amministrazione del prof. Antonio Pellegrino,
nell’ambito della riqualificazione complessiva di Palazzo Dogana e
della politica
di sviluppo del sistema museale provinciale.
Anche la cultura visiva trovava così il suo rilievo e il suo spazio,
dapprima attraverso una serie di mostre retrospettive tese a
valorizzare alcune delle personalità artistiche di maggiore spicco
espresse dalla Capitanata, e infine, dopo il
censimento del
proprio patrimonio artistico e una diversa politica degli
acquisti di opere d’arte, con la realizzazione della nuova
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Galleria Provinciale di arte moderna e contemporanea.
Inaugurata nel 2003, la nuova Galleria occupa circa metà del piano
terra di Palazzo Dogana, in locali adeguatamente ristrutturati,
secondo le moderne esigenze museologiche, grazie ai fondi POR
2000-2006.
Scopo della Galleria è da un lato quello di documentare,
soprattutto con le future acquisizioni e il suo Archivio,
l’attività artistica in Capitanata tra Ottocento e Novecento,
dall’altro quello di promuovere, con le mostre temporanee, la
conoscenza delle più avanzate ricerche artistiche contemporanee
per arricchire quel terreno di coltura che consenta il dispiegarsi
pieno della creatività degli operatori delle arti visive.
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