Galleria Provinciale d' Arte Moderna e Contemporanea
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Sala VI ~ Artisti dauni del primo Novecento
Francesco Galante, Giuseppe Ar, Giovanni Mancini, Alberto Amorico, Benedetto Caldara, Nicola De Salvia,  Francesco Paolo Grilli

La sala n.6 (in antico Magazzino del sale, e poi cucina e poi ancora deposito di  libri della Biblioteca provinciale) contiene il gotha degli artisti dauni attivi nella prima metà del Novecento. Certo non mancano lacune, ma aver trovato nel patrimonio della Provincia opere significative di così tanti artisti di quel periodo, sa quasi del miracoloso. E certamente va sottolineato il ruolo attivo giocato dalla Biblioteca provinciale di Foggia nella segnalazione per gli acquisti e soprattutto nella conservazione di tante opere. Un’opera lungimirante se si pensa alla rivalutazione recente da parte della critica nazionale di alcuni di questi artisti, come per esempio Giuseppe Ar. Di Giuseppe Ar (Lucera,1898 – Napoli, 1956),il pittore delle umili ambientazioni domestiche che Vittorio Sgarbi non ha esitato a paragonare a Bonnard e a Balthus per la forte intensità “di sentimento e anche di materia pittorica”, si possono ammirare in questa sala tre dipinti ad olio, Donna alla spianatoia, Controluce (1926) e Sedia sul balcone (1928),vibranti di poesia per quella capacità dell’artista lucerino di armonizzare ed esaltare con la magia del pulviscolo luminoso le umili cose della vita quotidiana. La sala ospita opere di altri importanti artisti dauni. Anche di respiro internazionale, come Francesco Galante (Margherita di Savoia,1884 – Napoli, 1972), considerato l’ultimo rappresentante della tradizione figurativa napoletana. Galante eccelse nel paesaggio e nella figura. Allievo di Michele Cammarano e Vincenzo Volpe presso l’accademia di Belle Arti di Napoli, quando vi si diplomò, nel 1904, vinse il primo premio sia per la figura che per il paesaggio. Galante ha esposto sia a Parigi, al Salon d’Automne che alle Biennali veneziane, dal 1910 al 1923, e all’Esposizione della Secessione romana del 1913. In questa sala vi è uno splendido paesaggio Porto d’Ischia, dove guizzi di luce ravvivano la pittura a macchia permeata d’impressionismo, e La lettura, un interno con figura dove la preziosità cromatica e compositiva  accompagna la concentrazione psicologica del personaggio. C’è poi Alberto Amorico (Foggia,1906 – Rho, Milano, 1983), che fece parte del “Gruppo en plein air” di Bormio, con una deliziosa Piazzetta di Foggia, del 1949,e una Giovane donna, del 1954, due dipinti ad olio realizzati con pennellata larga e materica. Amorico, pittore, disegnatore e caricaturista, pur essendosi presto trasferito a Milano(1928) ha sempre partecipato alle più importanti manifestazioni artistiche collettive organizzate a Foggia, dove ogni tanto tornava anche per mostre personali. Tre dipinti ad olio di Giovanni Mancini (Foggia,1902 – Manfredonia,1984) arricchiscono questa sezione: Largo Saggese, Sotto la pioggia, Marina. I primi due sono anche due documenti di momenti controversi per la storia della città di Foggia. Raccontano in pratica del “piccone rinnovatore” per realizzare la “grande” Foggia negli anni Trenta.Al di là dei soggetti, tuttavia,  questi due dipinti, uno del 1928 e l’altro del 1936,testimoniano la grande capacità dell’artista di ricostruire con immediatezza, con pochi tratti veloci di piglio neompressionista, un’atmosfera. Mancini, che ottenne nel 1932 una borsa di studio dal Comune di Foggia per perfezionarsi nella pittura, è stato certamente uno degli artisti dauni del Novecento più dotati sia nel disegno che nella pittura. La sua vena creativa gli faceva superare gli schemi del novecentismo imperante.E’ stato anche  un artista che ha esaltato con le sue opere il paesaggio daunio e il sublime fascino della costa garganica (si ritirò a vivere a Mattinata e poi a Manfredonia), come attesta il frangersi dei flutti sulla scogliera della Marina presente in questa sala. L’attività artistica di Benedetto Caldara (Napoli, 1879 - ?), figlio di Domenico, è segnalata invece da una natura morta del 1945, Frutta d’autunno, dove la trama di luci, toni e trasparenze esaltano i valori di stile oltre che il dettaglio naturalistico. Benedetto Caldara pur vivendo a Napoli mantenne sempre rapporti con il mondo artistico foggiano. L’ultima sua partecipazione a una rassegna foggiana è del 1950,alla Mostra d’arte degli Amici di Arte Contemporanea tenutasi al Museo Civico. Dopo la guerra infatti, l’attività artistica in Capitanata era ripresa, sia su stimolo dei circoli universitari che da parte di quegli stessi artisti che in passato avevano animato le rassegne “sociali”. Presente con un sol quadro, Paesaggio rurale,del 1931, è anche Nicola De Salvia (Foggia,1893 – Teramo, 1946), di cui anche il Museo civico di Foggia conserva una pregevole opera. De Salvia tenne a Foggia numerose mostre, alcune insieme ad Alberto Amorico, e connotò sempre la sua pittura figurativa di una colorazione vivace e calda. Il panorama dei pittori dauni attivi soprattutto nella prima metà del Novecento si chiude con alcuni dipinti di Francesco Paolo Grilli (Foggia,1905 -1991) collocati al centro della sala. In evidenza il celebrato Cripta del Duomo di Foggia, olio su tela del 1930, dove la qualità cromatica e lo scorcio degli archi che si intrecciano creano giochi di luci ed ombre carichi di suggestione. Grilli è stato anche un artista che si è dedicato molto a catturare la poesia del paesaggio del Tavoliere e a realizzare nature morte di grande semplificazione compositiva e coloristica. Qui, con Pane e vino, è possibile averne un saggio.

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