Nella  sala n.9 (in antico destinata a “carboniera”), vi è una importante scultura di Pino Conte (Palo del Colle, Bari, 1915 – Colleferro, 1997), uno dei più raffinati scultori italiani del Novecento: Giovinetta, scultura in marmo bianco a tre quarti di figura, a tutto tondo, realizzata da Conte probabilmente verso la fine degli anni Cinquanta, prima che l’artista abbandonasse la levigatezza delle forme e le atmosfere sospese tra sogno e realtà per una figurazione più drammatica e lacerata. Conte ha esposto molto in Capitanata, dove sono raccolte numerose sculture, tra il Museo civico e la Galleria dell’Istituto Tecnico Commerciale “P.Giannone”. Il nitore della moderna Venere di Pino Conte ha una immediata corrispondenza in un quadro quasi monocromo, di Gerardo Gerardi (Foggia, 1942), Caratteri, del 1971, uno di quegli impasti plurimaterici su tela che Raffaele De Grada associò a un “senso di arcaismo segnico” rielaborato nell’avventura intellettuale europea(si pensi a Tapiés), che costituirà la cifra stilistica pressoché costante dell’artista foggiano, di cui ritroveremo un’altra opera nell’ultima sala.